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IL VIAGGIO DI MARIA LANDI A MONACO (1595) In evidenza

in collaborazione con il Dott. Riccardo De Rosa

Il 30 dicembre 1595, si sposarono a Bardi per procura, come di frequente avveniva all’epoca, il Signore di Monaco Ercole I Grimaldi, figlio di Onorato I e di Isabella Grimaldi, e la Principessa di Borgo Val di Taro, Maria Landi, figlia di Claudio e Giovanna Cordova D’Aragona.

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Maria era nata a Bardi il 18 febbraio 1570, figlia secondogenita di Claudio e di Giovanna, e il suo destino, quello di sposare un nobile di alto lignaggio, fu con ogni probabilità deciso dai genitori quando Maria era ancora in fasce o comunque molto piccola.
La madre, di origini spagnole e legata alla casa regnante madrilena, aveva detto più volte che avrebbe preferito dare la figlia in sposa ad un nobile spagnolo, mentre il padre Claudio era più orientato verso il patriziato italiano, seppur sempre quello allineato politicamente e militarmente con gli Asburgo di Spagna e gli Austria imperiali.

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Nel frattempo Claudio Landi aveva peggiorato la già difficile situazione con i Farnese, Duchi di Parma, avendo avuto la pessima idea di imbastire una congiura contro Ottavio, figlio del Primo Duca Pierluigi vittima di una congiura di palazzo ordita, tra gli altri, dal nonno di Maria, Agostino.
Scoperta la tresca, vari congiurati furono arrestati e decapitati, lo stesso Landi fu condannato a morte e alla perdita di tutti i beni ubicati nel piacentino.
Questo influenzò le scelte del Principe Landi in campo di politica matrimoniale orientandolo a scegliere per la figlia una casata sovrana che aumentasse il suo prestigio e peso politico a Madrid e Vienna.
Alla corte madrilena ebbe modo di conoscere un giovane nobile sovrano, Ercole I Signore di Monaco, che lo colpì per l’intelligenza, la cultura i modi affabili e cortesi non disgiunti da una certa forza di volontà e decisionale, oltre che a una certa irruenza caratteriale, che era giunto a Madrid spinto dal proprio risentimento e insoddisfazione nei confronti di un potente alleato che non sempre manteneva quello che prometteva e voleva ragione, soddisfazione e un futuro diverso per sé e la propria famiglia.
I madrileni, cortigiani e funzionari regi, erano però abilissimi quando volevano a stendere comode cortine fumogene dietro alle quali nascondersi, fatte di discorsi e belle promesse, ma che in realtà nascondevano il vuoto più totale.
La Monarchia era costantemente sul filo della bancarotta, le spese di un continuo stato di guerra con i paesi protestanti erano enormi e non vi era modo di poter far fronte ai troppi e troppo onerosi obblighi contratti dal padre di Filippo, l’Imperatore Carlo V, che ne aveva in effetti assunti a dismisura e, tra queste “cambiali in scadenza”, vi erano anche situazioni come quelle dei Landi e dei Grimaldi, ma i soldi per le rendite e i diritti patrimoniali dell’alleato monegasco non c’erano, così come non era possibile fare ulteriori pressioni sul Duca di Parma affinché restituisse i beni e le terre confiscati al Landi, pena la rottura dei fragili equilibri politici italiani.

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Maria intanto cresceva e veniva educata dalla madre secondo la rigida etichetta di corte spagnola, anche se venne preparata, comunque, ad essere una donna di potere, una donna che un giorno, con ogni probabilità, avrebbe dovuto reggere le redini di uno stato, di governare un popolo, di firmare leggi, di emettere giudizi di assoluzione o di condanna.
È facile immaginare che Giovanna d’Aragona non fosse molto contenta della scelta che Claudio aveva fatto per il futuro marito della figlia, ma alla fine si dovette adattare e accettare l’idea di un futuro genero non ispanico. Purtroppo Giovanna non ebbe modo di seguire la crescita dei propri figli poiché nel 1576, non sappiamo la data esatta, la morte la colse all’improvviso a Lodi, dove in quel periodo risiedeva con la famiglia e Claudio che era stato nominato Governatore della città. L’educazione dei figli venne proseguita dal marito, il quale, per quanto se ne sa, almeno all’inizio non si avvalse di precettori, anche se la preparazione e lo stile con cui i suoi figli superstiti, Federico e Maria (la coppia aveva avuto quattro figli due dei quali erano morti a Lodi molto piccoli), lo sostituirono nella gestione dello stato ci testimoniano che egli seppe adempiere con un certo successo ai propri doveri educativi.
A quanto se ne sa, Maria amava il ballo, la musica, il ricamo, ma era anche un’accanita lettrice e seppe formarsi una buona cultura che l’avrebbe aiutata molto nel prosieguo della sua, purtroppo, breve esistenza.

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Anche dopo la morte di Giovanna D’Aragona il Re di Spagna non si dimenticò dei Landi, che avrebbe continuato appoggiato in varie occasioni, ad esempio aiutandoli a conservare il loro stato appenninico dalle ingerenze e dalle mire farnesiane: è infatti agevole immaginare che senza la protezione della Spagna i Farnese non si sarebbero fatti molti scrupoli ad attaccare e ad annettersi il piccolo stato montano che, seppur ben arroccato e difendibile, non sarebbe stato chiaramente in grado di sostenere una lunga resistenza contro un nemico deciso e molto meglio armato.
Perché il matrimonio tra Ercole e Maria è stato così importante, tanto da essere ricordato dopo più di 400 anni?
I motivi sono molteplici; anzitutto, la forte intesa venutasi così a creare tra questi due importanti casati, i Landi di Piacenza del ramo principesco, tale dal 1552 per volontà di Carlo V, e i Grimaldi di Monaco, signori sovrani di uno stato altrettanto piccolo come quello Landi, ma di grande importanza politica, economica e strategica.
Per valutare appieno l’importanza dei due stati, Landi e Grimaldi, basta guardare una carta geografica: lo stato appenninico dei Landi, che includeva le località di Bardi, Compiano e Bedonia, controllava di fatto i valichi montani da e per il Parmense e il Piacentino ed era ubicato in una zona montuosa facilmente difendibile contro aggressori esterni (come ebbero modo di sperimentare i Visconti prima e i Farnese dopo), oltre ad essere un importante centro di controllo viario e daziario.
Lo stato dei Grimaldi invece possedeva un ben attrezzato e vasto porto e controllava le rotte ed il traffico marittimo del Mediterraneo Occidentale, ciò che, ad esempio durante le Guerre d’Italia, creò parecchi problemi a Francesco I, soprattutto dopo la perdita di Genova nel 1528 ed il passaggio di Andrea Doria e della sua flotta all’alleanza con Carlo V.
I Grimaldi erano legati ad un trattato di alleanza con gli Asburgo – come di fatto lo erano i Landi – che prevedeva obblighi a carico dei Signori di Monaco, ma anche degli Asburgo che il più delle volte li disattesero, accampando motivazioni spesso non molto credibili. Ercole I era stanco di questa situazione e nel tentativo di costruirsi nuove alleanze aveva trovato un inaspettato contrappeso ai cattivi rapporti con la Spagna appunto nei Landi.
Anche se non abbiamo documentazione a riguardo, è ipotizzabile che vi siano stati rapporti tra i due casati anche in epoche precedenti: un matrimonio importante come quello tra Ercole I Grimaldi e Maria Landi, tenuto conto delle consuetudini nobiliari dell’epoca, avveniva tra casati che si conoscevano bene e che disponevano di solidi e collaudati canali di comunicazione.
Il matrimonio era fortemente incoraggiato anche dagli spagnoli e rifletteva un loro interesse per una località molto importante dal punto di vista strategico, attraverso il cui controllo essi potevano dominare parte del Mediterraneo occidentale.

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Il Re di Spagna Filippo II ed i suoi ministri e consiglieri coltivavano però anche un'altra speranza, cioè che l’unione con i Landi, famiglia tradizionalmente ghibellina e filoasburgica, contribuisse a cancellare o almeno a mitigare gli umori sempre più antispagnoli di Ercole.
Anzi, per rendere ancora più spedite le nozze, Filippo in breve tempo emise un decreto con cui autorizzava Maria, cittadina milanese, a portare in un altro paese parte dei beni costituenti la propria dote (la legge milanese poneva infatti parecchi vincoli alla esportazione di denaro e beni dotali da parte delle nobildonne sin dai Duchi Sforza, ma con le entrature giuste si poteva ottenere una autorizzazione speciale).
Sulle speranze che nutrivano, il Re ed i suoi collaboratori si sarebbero disillusi e molto in fretta: al controllo del porto di Monaco ambivano anche francesi, sabaudi e genovesi che per un lunghissimo periodo presentarono ad Ercole offerte di alleanza politica o matrimoniale spesso allettanti, ma che il Grimaldi regolarmente rispediva al mittente. Per il Signore di Monaco l’alleanza migliore era quella con i Landi e non mutò mai parere al riguardo.
Maria era molto ricca e, oltre ad una notevole dote, portò in casa Grimaldi anche le rendite spagnole che le derivavano dal testamento materno. Di lei si conservano a Milano due fedi di esistenza in vita, la prima del 2 ottobre 1597 e la seconda del 3 gennaio 1599, atti necessari per l’erogazione della pensione annua vitalizia di 500 scudi, concessale da Filippo II il 2 novembre 1577.
Maria per un lungo periodo, dal 1589 al 1595, a seguito della morte del padre Claudio nel 1589, rimase stabilmente a Bardi per aiutare nel disbrigo degli affari di stato il fratello Federico, appena diciassettenne ed Ercole le lasciò svolgere i propri compiti senza mai interporsi o sollecitare il matrimonio cui, comunque, teneva moltissimo. A tal proposito vi sono molte missive di Federico che a più riprese gli scrisse, non solo per rassicurarlo sulla buona dispositione della sorella nei suoi riguardi, ma anche sul fatto che intendeva onorare la parola datagli da padre, mentre Ercole nelle sue risposte scriveva che per lui la promessa di un Landi era una garanzia più che sufficiente.
Federico però, che forse nutriva ancora qualche dubbio sul fatto di imparentarsi con un potentato molto legato alla Spagna (a Monaco era presente sin dai tempi di Carlo V un presidio di 500 soldati e ufficiali senza contare l’uso quasi monopolistico del porto da parte della flotta asburgica), provò a trovare per Maria un partito a lui politicamente più conveniente, proponendo di accasarla con un membro di casa Medici, offrendo una dote di 50000 scudi sulle sue proprietà terriere ubicate nel Milanese. La proposta fu gentilmente, ma fermamente rifiutata da Firenze dove, come Landi verrà a sapere in seguito, già sapevano delle trattative con Ercole, così come sfumerà il suo progetto con Ferrante II Gonzaga Duca di Guastalla, fallimenti che lo costringeranno a tornare sui suoi passi e concludere il fidanzamento di Maria con Ercole nel 1592.
Filippo II con decreto del 25 febbraio 1596 diede disposizione, per la letizia de la nuova de le nozze del Sig. di Monacho, di corrispondere a Maria un ulteriore vitalizio di 500 scudi l’anno.
Federico, un po' per il notevole affetto che provava per la sorella, un po' per cautelarsi da una sua possibile premorienza rispetto a lei (anche se le cose nella realtà furono ben diverse), il 7 gennaio 1592 la nominò erede di tutti i suoi beni allodiali e dei suoi stati per la buona e ragionata gestione che ne aveva fatto, per aver trattato con riguardo e rispetto tutti i sudditi, dal più potente al più misero e per avere sempre seguito e applicato con grande zelo e capacità le direttive che il fratello, impossibilitato a muoversi da Milano per parecchio tempo, le aveva di volta in volta impartito. In effetti durante la sua gestione dei feudi, Maria aveva dato prova di notevoli capacità di pazienza, tenacia e buona amministrazione, soprattutto in settori molto delicati –dove si dovevano avere delle competenze non comuni- come l’amministrazione della giustizia.

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Dopo la celebrazione delle nozze quale itinerario potrebbe avere seguito Maria per arrivare a Monaco?
La neo signora di Monaco con ogni probabilità compì il viaggio seguendo un itinerario sicuro, ovvero da S. Maria del Taro - ancora stato Landi - a S. Stefano d’Aveto, da lì a Chiavari e infine a Genova, attraversando il territorio di uno stato amico dei principi Landi e alleato della Spagna, in modo da proteggersi da possibili attacchi di uomini dei duchi Farnese il cui odio nei confronti dei Landi non dava segni di cedimento.
Arrivata a Genova, Maria con ogni probabilità proseguì il viaggio via terra attraversando la Riviera di ponente territorio della Repubblica, sicuramente protetta da una robusta scorta, dati i mai risolti problemi di banditismo, autentica piaga, che affliggevano anche il Ponente ligure, oppure potrebbe aver proseguito via mare.
Ercole e Maria governarono congiuntamente lo stato ed ebbero una vita matrimoniale purtroppo brevissima ma, a quanto è dato saperne, tutto sommato serena, anche se la principessa dovette intervenire più volte a frenare i sempre più frequenti malumori e scoppi d’ira del marito, rivolti soprattutto alla Spagna, ai suoi burocrati ed al suo Re: umori che lei sapeva essere più che giustificati, ma che mettevano Ercole in rotta d’urto con una delle maggiori potenze dell’epoca, con tutti i rischi e le enormi complicazioni del caso.

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La vita, però, non è stata molto generosa con i due coniugi: Maria morì di parto nel gennaio 1599, dopo aver dato alla luce la terzogenita Maria Claudia, né miglior sorte attendeva Ercole, che morì pochi anni dopo, ucciso durante una congiura di palazzo, organizzata secondo alcune fonti dagli spagnoli o più probabilmente dai Savoia, il 29 novembre del 1604.

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Lo stato monegasco piombò nel caos e la situazione fu salvata dallo zio materno dei figli di Ercole e Maria, Federico, che ne assunse la tutela, destinata a durare sino al 1616.

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Maurizio Seby Bartolini
Direttore Responsabile

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