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ASCESA AL TRONO DI RANIERI III DI MONACO: LA NASCITA DEL SOVRANO MODERNIZZATORE In evidenza

Monte Carlo — La mattina del 9 maggio 1949, in un Principato ancora segnato dalle ombre della Seconda Guerra Mondiale, il giovane Principe Ranieri Luigi Enrico Massimiliano Bertrand di Grimaldi saliva al trono di Monaco, succedendo a suo nonno, il Principe Luigi II.

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Fu un momento cruciale non solo per la storia della dinastia Grimaldi, ma per il futuro stesso del piccolo Stato mediterraneo, stretto tra le alture francesi e il mare della Costa Azzurra.
Nessuno, in quel momento, avrebbe potuto immaginare che quel principe venticinquenne, dall’educazione europea e dallo sguardo determinato, avrebbe trasformato il Principato in una delle realtà economiche e culturali più dinamiche del XX secolo.

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Il Principe Ranieri III, nato il 31 maggio 1923 nel Principato di Monaco, era figlio della Principessa Carlotta di Monaco e del Conte Pierre de Polignac; dopo la rinuncia al trono della madre Carlotta, che aveva scelto di abdicare in favore del figlio per garantire stabilità alla successione dinastica, Ranieri venne ufficialmente designato erede apparente nel 1944.
Con la morte di Luigi II, il 9 maggio 1949, il giovane Ranieri salì al trono e venne incoronato il 12 aprile 1950 con una cerimonia sobria, in linea con il momento storico, ma intrisa di significato per i sudditi monegaschi.

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 Il nonno, Luigi II, aveva retto il trono durante due guerre mondiali e aveva garantito al Principato la neutralità al prezzo di una certa stagnazione politica ed economica.
Alla morte di Luigi II, Monaco era uno Stato minacciato dall’irrilevanza geopolitica e dalla dipendenza economica dalla Francia, la popolazione non superava le 20.000 unità, il gettito fiscale era modesto e le entrate derivanti dal celebre Casinò di Monte Carlo erano in calo.
Ranieri ereditò dunque un Paese affascinante ma fragile, con un sistema istituzionale obsoleto e con un tessuto economico che necessitava di profonde riforme.

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Ranieri III si presentò subito come un riformatore conscio del valore simbolico della monarchia ma determinato a trasformare il Principato in una realtà moderna.
Una delle sue prime iniziative fu la riforma della Costituzione nel 1962 che limitò i poteri assoluti del Principe e introdusse un sistema parlamentare rafforzando la democrazia monegasca e aprendo la strada a una più ampia partecipazione politica.
Dal punto di vista economico fu sua la visione di diversificare le fonti di reddito del Principato: promosse lo sviluppo del settore immobiliare, incentivò la finanza privata, rafforzò il turismo di lusso e creò un ambiente favorevole agli investimenti esteri.
Monaco divenne progressivamente una vetrina internazionale del benessere, della discrezione fiscale e della stabilità politica.
Nel corso degli anni ‘50/‘60, Ranieri sostenne anche un’espansione urbanistica imponente; il quartiere di Fontvieille, costruito letteralmente strappando terra al mare, divenne uno dei simboli di questa rinascita, il bilancio dello Stato da cronica fonte di preoccupazione nei decenni precedenti fu risanato e trasformato in un modello di efficienza.

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Nel 1956, il matrimonio con l’attrice americana Grace Kelly segnò un punto di svolta mediatico e simbolico, quell’unione non fu solo una favola romantica da rotocalco ma rappresentò una strategia efficace per dare visibilità internazionale al Principato.
La Principessa Grace contribuì attivamente alla promozione culturale e filantropica di Monaco, portando una nuova immagine di glamour e impegno sociale.
Ranieri, pur schivo nei confronti della mondanità ostentata, comprese l’importanza dei media e dell’immagine pubblica e sotto il suo regno Monaco ospitò eventi culturali, sportivi e artistici di rilevanza globale, dal Gran Premio di Formula 1 al Monte-Carlo Television Festival, diventando punto di riferimento per élite e celebrità.

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Con 56 anni di regno Ranieri III è stato uno dei sovrani più longevi della storia europea contemporanea.
Alla sua morte, avvenuta il 6 aprile 2005, aveva trasformato un piccolo Stato semi-dimenticato in un faro di stabilità economica, neutralità diplomatica e splendore internazionale.
I dati economici parlano chiaro: il PIL del Principato era cresciuto in maniera esponenziale, la popolazione residente era aumentata a oltre 30.000 persone (con una presenza internazionale rilevante) ed il tasso di criminalità era uno dei più bassi al mondo.
Ranieri ha lasciato al figlio Alberto II una monarchia consolidata, rispettata e saldamente ancorata al XXI secolo.
Ma più di tutto, ha lasciato un modello di sovranità illuminata, capace di coniugare tradizione e innovazione, simbolo e concretezza.

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L’ascesa al trono di Ranieri III non fu soltanto l’inizio di un nuovo capitolo dinastico, fu la presa di coscienza di un’eredità difficile e la trasformazione di quella responsabilità in una visione.
Con sobrietà, fermezza e intuizione, Ranieri III ha dimostrato che anche il più piccolo degli Stati può giocare un ruolo da protagonista sulla scena mondiale, se guidato da una leadership lungimirante.
La sua eredità, ancora oggi, rappresenta un esempio di come si possa governare con misura e ambizione, senza rinunciare all’identità ma aprendosi al futuro.

Maurizio Bartolini ©
Direttore Responsabile

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