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Rubrica di Informazione ed Intrattenimento del Direttore Responsabile Maurizio Seby Bartolini)
Umberto di Savoia è nato a Racconigi (Cuneo), il 15 settembre 1904 e morto a Ginevra il 18 marzo 1983.
Divenne Re d’Italia, dal 9 maggio 1946 in seguito all’abdicazione di Vittorio Emanuele III.
Umberto regnò per poco più di 30 giorni tanto da fargli conseguire l’appellativo di “Re di maggio”.
Nonostante il suo proclama, con un duro messaggio di protesta contro “il colpo di stato” compiuto dal Governo prima della pronuncia definitiva della Cassazione sui risultati del referendum, che si conclude però con una nota pacificatrice e con lo sciogliere dal giuramento di fedeltà alla Corona quanti lo avevano prestato, per evitare appunto complicazioni politiche, dopo i brogli elettorali del referendum istituzionale del 1946 i quali risultati del 2 giugno furono annunciati il 10 giugno dalla Corte di Cassazione rimandando ad altra adunanza il giudizio definitivo su contestazioni, numero complessivo degli elettori votanti e quello dei voti nulli, Umberto II lascia l’Italia il 13 giugno consapevole anche del fatto che se non avesse agito così, la situazione sarebbe degenerata in una guerra civile tra monarchici e repubblicani.
Il suo grande merito fu di aver evitato la guerra civile che avrebbe diviso quell’Italia unita proprio dai Savoia.
E comunque la transizione non fu certamente indolore, in quanto forti proteste dei filo-monarchici furono represse nel sangue in tutta Italia. Nella notte del 12 giugno, il governo convocato da Alcide de Gasperi decise che si era creato un regime transitorio e che le funzioni di Capo dello Stato dovessero passare al Presidente del Consiglio.
Umberto II dichiarò in seguito: «La Repubblica si può reggere col 51%, la Monarchia no. La Monarchia non è un partito. È un istituto mistico, irrazionale, capace di suscitare negli uomini incredibile volontà di sacrificio. Deve essere un simbolo caro o non è nulla.»
L’aereo che partì da Ciampino portò il re in Portogallo, prima a Colares e poi a Cascais vicino Lisbona. Con lui la consorte Maria Josè, sposata nel 1930 a Roma, figlia di Alberto I del Belgio.
In un’intervista il re dichiarò: «La mia partenza dall’Italia doveva essere una lontananza di qualche tempo in attesa che le passioni si placassero. Poi pensavo di poter tornare per dare anch’io, umilmente e senza avallare turbamenti dell’ordine pubblico, il mio apporto all’opera di pacificazione e di ricostruzione.»
Purtroppo… non è stato così…
Re Umberto si spegne il 18 marzo 1983 (dopo 37 anni di esilio) con la parola “Italia” sulle labbra, all’età di 79 anni nell’Ospedale Cantonale di Ginevra, e il 24 marzo 1983 Umberto II viene tumulato nell’Abbazia di Altacomba, in Savoia, Francia.
AUGURI AD UN RE, MA SOPRATTUTTO AD UN UOMO CHE COME POCHI ALTRI HANNO SAPUTO AMARE LA NOSTRA BELLA PENISOLA ITALICA.
In conclusione...
A quanto pare per lui l’Art. 3 della Costituzione più bella del mondo non valeva e non vale ancora…
Maurizio Seby Bartolini
Direttore Responsabile
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