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REPUBBLICA ITALIANA E MONARCHIA… FRA BROGLIO E REALTÀ…

Festa della Repubblica… ma con tante domande e (poche) risposte…

(Collegato a Truman TV Internationalhttps://www.radiotruman.tv/canali/truman-tv-international.html
Rubrica di Informazione ed Intrattenimento del Direttore Responsabile Maurizio Seby Bartolini)

- Il passato aiuta a capire il presente… e viceversa. -

Quel 2 e 3 giugno del 1946 molti gli italiani “non scelsero ufficialmente” e in piena autonomia la Repubblica, a dispetto della Monarchia, ma si trovarono a subire decisioni non loro e frutto di “manipolazioni” e “brogli elettorali”, comunque un procedimento ancora non molto chiaro ad oggi.

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Dai risultati del 10 giugno pervenuti degli scrutini dopo circa una settimana a quando (il 13 giugno) il governo si assunse una competenza ed un potere non suo, non era ancora dato certo e ufficializzato l’esito del voto (a quel momento preferenze per la repubblica 12.672.767 e per la monarchia 10.688.905) cosa che però indusse comunque ad ordire un trucco ai danni di Umberto II mettendolo davanti alla scelta di partire per l’estero oppure rischiare una guerra civile fra i suoi sostenitori e quelli della repubblica…

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Dopo la comunicazione della Corte di Cassazione sui risultati provvisori del referendum istituzionale (senza aspettare il giudizio definitivo rimandato al 18 giugno) alle 0,15 del 13 giugno 1946 il governo conferisce arbitrariamente al suo presidente Alcide De Gasperi l’esercizio delle funzioni di capo dello Stato.

04 Alcide De Gasperi

Come scrisse giustamente Umberto II:
QUESTO ERA UN GESTO RIVOLUZIONARIO !

05 Umberto II

Chiaramente senza aspettare il responso della Cassazione del giorno 18 giugno, il governo impose la repubblica verosimilmente con un colpo di Stato.

Per evitare una guerra civile, come gli era stata in precedenza paventata, Umberto II decise di lasciare l’Italia.

06 Umberto II lascia Italia

Nel Cortile del Quirinale alle ore 15 trovò i Corazzieri schierati dove per l’ultima volta il loro comandante Riario Sforza ordinò: «Guardie del Re, Saluto al Re!» i quali Corazzieri, se pur rigidi sull’attenti ma con il volto solcato dalle lacrime, gridarono per l’ultima volta: «Viva il Re!»

Per non essere sopraffatto dalla commozione Re Umberto II abbracciò Riario Sforza e poi si allontanò in tutta fretta.

07 Umberto II e Corazzieri Sforza

Ovviamente, Re Umberto II che amava come pochi altri l’Italia cedette con grande sofferenza a questa decisione… e fu così che il 13 giugno del 1946 alle ore 16.10 Umberto II di Savoia decollò dall’aeroporto di Ciampino, direzione Cascais (Portogallo).

Solo allora le poche persone che accompagnavano il Re in esilio videro delinearsi sul suo viso un’ombra di tristezza. Partiva il RE! Un Grande Re!

08 Umberto II Ciampino

Umberto II è vero che lasciò l’Italia ma senza abdicare al trono… Per cui, la lasciò da Re e morì da Re (il 18 marzo 1983) condannato all’esilio perpetuo solo da quella Repubblica (legittima o meno) che ne decise le sorti, come pure quella di spezzare in due tronconi la storia d’Italia.

09 Umberto II

Ma tornando al solito broglio all’italiana (come del resto anche oggi accade sempre più spesso e un po’ per tutto), i voti che vedevano la Repubblica in testa rispetto alla Monarchia erano, come abbiamo visto, risicati...

E forse avrebbe vinto la Monarchia se i politici di allora (per quanto democratici fossero, ma sempre con il coinvolgimento dei soliti comunisti) non avessero adottato la strada dei brogli elettorali e altre strategie che non tennero conto sui risultati dell’integrazione delle sezioni mancanti oltre a indicare il numero complessivo dei votanti e dei voti nulli... Mancavano oltre mille sezioni e molti di più erano i seggi i cui risultati erano in larga discussione...

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Vorremmo porre la lente d’ingrandimento sul fatto che al momento del referendum di quel 2 giugno 1946 anche le terre di Istria con Capodistria e Pola oltre a Dalmazia con Spalato e Zara e le Isole Adriatiche, in base al Trattato di Rapallo del 1920, erano legalmente territorio dello Stato Italiano il tutto avvalorato dal fatto che Istria, Dalmazia e Isole furono ceduti dalla “repubblica italiana” solo nel 1947 con il Trattato di Parigi, a dimostrazione che al momento del voto (1946) questi erano territori italiani.

11 trattato rapallo e parigi

Senza lasciarsi andare a elucubrazioni storiche sulla realtà tragica di quei territori occupati dai Titini, avevano comunque diritto di votare quantomeno i cittadini italiani lì residenti (motivo principale: non furono costituiti i collegi previsti dal decreto), voto che non hanno potuto esercitare non solo gli aventi diritto lì presenti ma nemmeno quelle centinaia di migliaia di persone fuggite dal genocidio Titino che vennero in Italia.

Inoltre c’è da aggiungere che anche Trieste, Bolzano e tutto il Friuli non poterono votare al referendum.

Detto ciò come può essere valido un referendum che riguarda la collettività dove solo una parte del territorio interessato o una parte dei cittadini vota?

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Insomma MILIONI DI AVENTI DIRITTO AL VOTO non poterono votare al Referendum del 1946, pur essendo italiani con diritto di voto, e questo perché chi organizzò il referendum sbagliò oppure stava realizzando un colpo di stato.

Infatti è noto che gli italiani di Istria e Dalmazia erano per lo più di orientamento monarchico, e se avessero votato avrebbe certamente vinto la Monarchia.

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Per altro, il referendum è macchiato da diverse irregolarità, per esempio non si è mai spiegata l’improvvisa comparsa nella notte dello scrutinio di 2 milioni di voti pro repubblica, appunto quello scarto che fece vincere la repubblica per 12.717.923 voti contro 10.719.284 voti per la monarchia.

Ma considerando che più di 2 milioni di aventi diritto non poterono votare, lo scarto di 2 milioni dei risultati ufficiali non è sufficiente per dare certezza che il risultato del referendum sarebbe stato lo stesso se essi avessero votato.

In pratica il referendum è nullo perché mancarono milioni di voti e dunque manca la legittimità alla repubblica italiana come soggetto derivante dal referendum.

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Indicativamente i milioni di Istriani, Dalmati e delle isole dell’Adriatico che non votarono, oltre a Bolzano, il Friuli ecc…, fanno sì che il risultato del Referendum del 1946 non è detto che esprima la volontà maggioritaria di chi aveva diritto al voto.

Forse NON È STATA RISPETTATA LA VOLONTÀ POPOLARE o forse LO STATO NON HA RISPETTATO LA LEGGE.

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Quindi potremmo affermare che il REFERENDUM del 1946 sia NULLO in quanto:

- non è stato valevole per esprimere la volontà popolare del popolo italiano

- non è l’espressione certa della maggioranza degli aventi diritto al voto

- anche se non c’è assoluta certezza, probabilmente avrebbe vinto la monarchia

- le modalità del passaggio di poteri sono oscure e macchiate da minacce alla casa regnante da parte di importanti esponenti politici

Avendo negato il diritto di voto come può essere democratica e legale una repubblica che nasce con questi presupposti?

Per cui, si potrebbe supporre che: OLTRE AD ESSERE ILLEGITTIMA, GIURIDICAMENTE LA REPUBBLICA ITALIANA NON ESISTE.

Maurizio Seby Bartolini
Direttore Responsabile

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